08/02/15
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Napoli, i Templari e la Pietrasanta «Cercavamo quei simboli da secoli»
di Paolo Barbuto

NAPOLI - Quando hanno visto le fotografie sul nostro giornale, i Templari di Napoli
hanno avuto un sussulto: quelle croci scoperte dagli speleologi nel
cuore della città, sotto la chiesa della Pietrasanta sono certamente un
simbolo templare, quel segno che l’ordine di Napoli cercava da sempre.

Tutti i cavalieri napoletani avevano la certezza che la città
nascondesse da qualche parte un simbolo antico della presenza dei
templari, «adesso sappiamo che quei segni ci sono, ne siamo entusiasti,
vorremmo vederli di persona, consentire a tutta la città di poter
ammirare quel percorso nascosto», ha detto il responsabile dei cavalieri
napoletani, Giovanni de Lutio. Per adesso, però, le visite non sono
possibili.



Le croci templari si trovano all’interno dell’antico acquedotto della
città luogo accessibile solo agli speleologi: «Ma bisogna avere solo un
pizzico di pazienza - spiega lo specialista Luca Cuttitta - tra qualche
mese quelle cavità saranno accessibili e visitabili». Cuttitta è il
presidente de «La Macchina del tempo», l’associazione speleologica che
si occupa del sottosuolo della Pietrasanta: il progetto di sviluppo di
quel luogo è in fase avanzata, diventerà il primo luogo ipogeo della
nazione accessibile anche ai disabili.



Tutto era stato deciso ben prima della scoperta delle croci, ma il
ritrovamento impone una brusca accelerata. La diffusione della notizia
tramite il giornale e il sito web del Mattino ha riacceso l’entusiasmo
verso il mondo templare. Alla chiesa si presentano decine di persone che
chiedono di poter visitare il luogo: in redazione ci sono giunte decine
di mail e di segnalazioni sulla storia e sui collegamenti con il mondo
templare della chiesa della Pietrasanta, e non solo. Le croci templari
sono state ritrovate lungo un percorso che parte dalla chiesa e si
dirama per decine di metri sotto i palazzi di via Tribunali: passa sotto
largo Proprio D’Araniello, si snoda alle radici dell’attuale istituto
Diaz, poi arriva nei sotterranei del palazzo del principe di Sansevero,
Raimondo di Sangro.



Da quel punto il cunicolo punta nuovamente verso la chiesa della
Pietrasanta, stavolta seguendo una linea dritta che si ferma sotto al
«cemeterium», il luogo nel quale venivano preparati i copri prima della
sepoltura. Si trovano molti scritti sui collegamenti tra il mondo dei
templari e Raimondo di Sangro, non tutti confermabili e non tutti
confermati dai templari di oggi riuniti sotto il nome di «Sacro ordine
militare del tempio di Gerusalemme, gran precettoria della lingua
d’Italia»: di certo è verificata una parentela fra la famiglia «De
Ponte» che nell’antichità si occupò del restauro della basilica della
Pietrasanta, e quella del principe di Sansevero.



Esistono, invece, accertati collegamenti tra gli antichi templari e la
venerazione della «Madonna nera» che, riferiscono gli studiosi, altro
non sarebbe che la trasposizione cristiana della dea egizia Iside,
anch’essa raffigurata con la pelle scura. Il particolare che colpisce in
questa storia è che la basilica della Pietrasanta fu costruita
esattamente nel luogo dove i mercanti egizi avevano costruito il tempio
di Iside, poi trasformato in epoca romana in un tempio dedicato alla dea
Diana.



Resti delle costruzioni di epoca greca e romana sono ancora visibili sia
all’interno della chiesa che alla base del campanile romanico, unico
segno superstite della prima costruzione della basilica poi rinnovata
completamente su disegno di Cosimo Fanzago. Residui delle antiche
costruzioni di epoca greca e romana, assieme a reperti riferibili al
medioevo e ad epoche successive sono anche visibili nella cripta che
conserva decine di testimonianze molto interessanti e sicuramente colme
di simbologie che solo gli esperti riusciranno a decifrare.








Martedì 19 Aprile 2011

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